La pandemia ha impattato il livello di stress emotivo della popolazione? A rispondere a questa domanda è il dottor Giuseppe Berton, medico cardiologo, nonché fondatore e presidente dell’ABC Study on Heart Disease Foundation-ONLUS, con sede all’ospedale civile De Gironcoli di Conegliano, e responsabile del progetto regionale veneto per la ricerca su malattia coronarica e neoplasia.
Il medico ha posto ancora una volta il dito sulla necessità della prevenzione, fondamentale per evitare in futuro la comparsa di patologie, anche cardiovascolari, spesso di rilevante entità.
In sostanza, l’attenzione alla qualità della vita e di tutto ciò che è correlato al benessere psicofisico, è un tema che merita di non essere sottovalutato.
Nel caso specifico, il medico ha riferito come sia stata condotta a tal proposito una ricerca, dal titolo emblematico di “Cuore e psicologia”: è stato analizzato lo stato emotivo di 300 persone che venivano sottoposte a visita cardiologica e che non hanno contratto il Covid-19.
Questo studio è stato condotto nel periodo pre-pandemia e nel corso della pandemia stessa.
“I livelli di stress e ansietà sono risultati marcatamente aumentati durante la pandemia – ha spiegato il cardiologo – e ciò è un risultato rilevante, considerato ad esempio che lo stress determina l’aumento sia del battito cardiaco che della pressione arteriosa”.
“In questo studio i pazienti con stress durante il periodo della pre-pandemia erano il 43% – ha proseguito – e sono aumentati al 60% durante la pandemia. Si tratta di una differenza molto marcata, verificatasi in particolare nei pazienti maschi”.
Lo stress è un aspetto che va monitorato, considerata la stretta correlazione che ha con i disturbi cardiovascolari.
“Bisogna considerare che, solo per osservare una situazione di stress, la pressione arteriosa diastolica aumenta in media di 5 millimetri di mercurio – ha aggiunto – Un aumento non da poco, perché può condurre una persona dallo stato di normoteso a quello di iperteso: un cambiamento che si fa sentire sul piano cardiovascolare e può portare alla necessità di una terapia farmacologica“.
“Tutto questo per dire che la pandemia ha influenzato la popolazione, – ha concluso – aumentando i livelli di stress e ansietà, cosa che può avere un riflesso anche dal punto di vista cardiovascolare”.
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