La Fondazione, guidata dal dottor Giuseppe Berton (cardiologo e membro della commissione scientifica del quotidiano Qdpnews.it), è stata protagonista di due convegni medici, tenutisi rispettivamente a Rimini e a Vicenza.
In queste due occasioni la Fondazione stessa ha avuto modo di presentare alcune delle ricerche derivanti dagli studi eseguiti su 798 pazienti, in un arco temporale che ormai ha raggiunto i 24 anni.
Nella prima occasione, a Rimini, si è trattato del 55esimo Congresso Nazionale della Cardiologia Ospedaliera (ANMCO), tenutosi lo scorso maggio dove la Fondazione è stata rappresentata dal dottor Berton e dal fellow-borsista David Merotto: in quella sede è stato mostrato uno studio, che mette in luce il rapporto tra i dati riguardanti la funzionalità renale e gli indicatori della funzione cardiaca.
“Questo è utile per prevedere lo stato di salute del paziente e valutarne la sopravvivenza”, ha spiegato il medico cardiologo. Inoltre, gli studi si sono concentrati anche sul legame tra salute cardiaca e comparsa di ictus, oltre che sul legame tra psicologia e cuore.
Per quest’ultimo aspetto David Merotto ha riferito la presenza di una correlazione tra stress e livelli di pressione arteriosa del sangue, riassumibile in questo modo: la presenza persistente di stress si associa ad un aumento significativo della pressione del sangue, soprattutto diastolica, che nei pazienti seguiti dalla Fondazione è passata in media da 90 a 95 mmHG.
Questo può portare sia ad un aumento del rischio cardiovascolare (ad esempio infarto e ictus) che alla necessità di un trattamento farmacologico.
In occasione del convegno “One Health” tenutosi a Vicenza a metà giugno, invece, si trattava di mostrare uno studio che indaga il livello di sopravvivenza nei pazienti colpiti da tumore dopo un infarto: una ricerca che si pone l’obiettivo di individuare i fattori negativi e quelli positivi tra chi ha vissuto più o meno a lungo.
Il dottor Giuseppe Berton e il fellow-borsista della Fondazione Mattia Ludovico Dario hanno presentato alcuni dati circa l’incidenza delle neoplasie, che si rivela maggiore tra i pazienti post infartuati.
Un filone di ricerca che il prossimo agosto porterà la Fondazione al Congresso Europeo di Cardiologia a Londra, per mostrare, in quella sede, ricerche sull’incidenza di ictus nei pazienti già colpiti da infarto e sull’importanza della funzione renale nel paziente infartuato.
I livelli di albuminuria, la funzione renale e la differenza territoriale restano quindi dei fattori da monitorare, in fatto di salute del cuore, ha chiarito il dottor Berton: l’incidenza di ictus tra i pazienti post infartuati, ad esempio, è risultata maggiore nelle aree urbane, rispetto a quelle rurali e, questo, dovrebbe suscitare “un momento di riflessione”, così come ha affermato il medico cardiologo.
Alla luce di tutti questi dati emersi, nel frattempo, prosegue l’impegno della Fondazione nel proporre progetti di prevenzione tra la popolazione: dopo l’esperienza alliceo Marconi di Conegliano, questo filone proseguirà in un gruppo di soci dell’associazione “Noi X Noi” di Banca Prealpi SanBiagio.
“Anche grazie al sostegno della Regione del Veneto e dell’Ulss2 di Treviso, i nostri progetti di ricerca, pur partendo dall’esperienza sui pazienti infartuati acuti, sfociano sempre più sul tema della prevenzione”, ha chiarito il dottor Giuseppe Berton.
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